Marco, sei originario del Canton Ticino, ma la tua carriera è decollata a Berna. Come è stato il passaggio dal Ticino alla scena punk rock di Berna negli anni '70, e cosa ti ha spinto a fondare band come “Glueams”, “Grauzone” e “Eigernordwand”?

Originario sono un Italiano vero 😊 Metà Ligure e metà Valtellinese… nato a Berna. Nella metà degli anni settanta con i miei amici ascoltavamo molto hard rock dell epoca, la musica univa e eravamo anche in cerca di nuove tendenze, quando ho sentito per la prima volta la musica punk, era amore a prima vista, finalmente potevo identificarmi con tutta l’anima con quella nuova energia nella musica. Avevo provato a suonare la batterie qualche mese prima ed era più che chiaro che volevo una band punk. Con il futuro bassista GT, nel 1978 senza conoscerci bene e soprattutto senza sapere dei propri talenti nel fare musica, abbiamo creato i Glueams prima di suonare insieme, istintivamente capivamo che funzionava. Dopo i Glueams la fine del 1979 abbiamo creato Grauzone in direzione musicale post-punk, new-wave. Erano tempi carichi di innovazione, senza limiti per esperimenti, cosi utilizzavamo anche dei sintetizzatori dell’epoca, che non erano ancora tanto comuni nella musica nuova. Con Eigernordwand 1982 siamo andati al limite dell fracasso post-punk-industrial-noise, una performance sonica nutrita dai rumori della lotta anarchica per un centro autonomo.

Dopo aver fatto parte della scena punk rock, come sei arrivato alla musica elettronica? Cosa ti ha colpito dei primi rave in Svizzera alla fine degli anni '80, e quali sono stati i rave più memorabili in cui hai suonato?

Già nel 1979 mi ero passionato alla musica elettronica con Fad Gadget “Back To Nature” e I Cabaret Voltaire, il primo disco degli Human League e Orchestral Manouvres In The Dark. A metà degli anni ‘80 la musica wave per me stava diventando troppo superficiale, allora incomincio ad ascoltare e a fare le mie prime composizioni di musica elettronica EBM (Electro Body Music). Alla fine degli anni ‘80 scoprii le prime produzioni house, acid-house che mi hanno fatto lo stesso effetto della musica punk. Una volta in più mi potevo identificare completamente con quei suoni e groove nuovissimi. Pensavo che i produttori di quella dance music nuova fossero tutti accademici e molto più anziani di me. Dopo scoprii che invece erano circa 10 anni più giovani di me. Quell’epoca era l’inizio del mio primo progetto acid-house con il nome R.EPEE, che si trova in un Maxi 12” e un LP 12” R.EPEE 7up  1979. Ho iniziato con degli strumenti elettronici che non erano previsti per questa nuova musica, scoprendo piano piano quali erano quelli adatti, come la Roland TR 909 e la Roland TB 303, che trovo per CHF 150.- . Avendo scoperto i veri strumenti non mi ha fermato più nessuno a produrre musica elettronica. I rave più importanti erano quelli del DJ Boumi B. nel lontano 1988 alla Dampfzentrale e al Stufenbau a Berna. Dopo seguivano i grandissimi rave a Roggwil, dove ho suonato parecchie volte, sia techno che ambient.

Come ha influenzato la tua carriera l'incontro con il leggendario DJ bernese Boumi B.? Quali sono stati i rave più iconici in Svizzera in cui hai suonato grazie a questa collaborazione?

Era il lontano 1989, un giorno mi chiamò Martin Baumeyer detto DJ Boumi B.

Mi disse che lui era in cerca di questi suoni nuovi, andava spesso  a Londra, e adesso c`era un tipo che produceva questa musica proprio  qui a Berna… Così siamo diventati amici e abbiamo fatto qualche esperimento sonico nel mio studio. Ho suonato live in parecchi rave che organizzava Boumi B. E la cosa più importante è che lui mi ha dato tanta fiducia nel mio lavoro e passione per questa nuova tendenza nella musica dance. La musica dance era arrivata sulla strada, la cosiddetta street credibility, non era più un prodotto esclusivo per i night clubs dove prima c`era la disco music. Aveva tutte le caratteristiche del punk.

La tua musica è fortemente influenzata dalla natura, dalle conoscenze sciamaniche e dai sogni a occhi aperti. Come riesci a tradurre queste influenze in suoni e atmosfere durante le tue performance, specialmente nei rave e nei festival?

Non mi sono mai adatto ai movimenti commerciali della musica. Piuttosto ho in me questa voglia di libertà culturale, che vale ancora oggi nel 2025, una energia punk che mi spinge a fare tutto quello che mi piace e formare i suoni, Ie tracks a gusto mio, nonostante tutte le tendenze. La techno “Safe Space” non mi dice tanto. Le influenze sciamaniche ed esperimenti sono sempre presenti nel mio sound, non riesco a spiegare bene come ci rientrano, è qualcosa che ho dentro di me. Io penso di essere abbastanza selvaggio quando produco musica elettronica.    

 “Bigeneric” è diventato il tuo progetto principale. Puoi raccontarci come è nato e cosa rappresenta per te? Cosa presenterai al prossimo Swiss Electronic Music Festival con questo progetto?

Bigeneric è il mio progetto generale, lo è diventato cominciando dal 1994 piano piano, dopo avere realizzato il primo album Bigeneric Myriades (Specefrog Recordings Germany) perchè è una piattaforma dove non ho limiti musicali, non mi lascio mettere catene culturali per le mie produzioni. Infatti sono anarchico di techno music a vita 😊

 Hai collaborato con artisti molto diversi tra loro, come Don Li, la Appenzeller Hackbrettformation Anderscht, Christine Lauterburg e Stini Arn. Cosa ti attrae di queste collaborazioni e come riesci a fondere stili così diversi nei tuoi live act, specialmente in contesti come i festival?

Sono collaborazioni e collisioni culturali con persone con cui abbiamo qualcosa in comune, anche se non siamo sulla stessa via musicale, ci capiamo in generale nelle domande della vita, e riusciamo a mettere insieme suoni di grande diversità. Ogni tanto capita che artisti di suoni differenti mi chiedano una collaborazione.

Le tue performance sono descritte come viaggi psichedelici ed emozionanti. Come prepari i tuoi live act per i rave e i festival, e come riesci a creare un'esperienza così immersiva per il pubblico?

Ogni performance live è preparata meticolosamente e con molto tempo e impegno. Dato che le mie esibizioni dal vivo sono spesso un viaggio psichedelico, probabilmente ha a che fare con il fatto di avere molte esperienze con cambiamenti di coscienza alle spalle e voglio dare alla gente tutta la buona energia che posso trasmettere. I mondi musicali in cui mi muovo sono esclusivamente a favore della bella e buona energia per le persone, gli animali e le piante, quindi per tutto il nostro mondo.

Come vedi il futuro della musica elettronica in Svizzera, specialmente in relazione ai rave e ai festival come lo Swiss Electronic Music Festival? Quali sono le tendenze che stai osservando?

Penso che la musica elettronica continuerà a lungo in Svizzera e altrove. È un momento meraviglioso per la musica elettronica, cambierà molto nel suono quando i giovani musicisti saliranno sul palco. Il cambiamento è inarrestabile. Mi piace ascoltare i giovani mentre suonano e vedere come reinterpretano la musica techno negli ultimi 30 anni.

Chi è il tuo produttore preferito, sia a livello internazionale che svizzero, e perché? Cosa impari da loro e come influenzano il tuo lavoro, specialmente in vista delle tue performance ai festival?

Non ho interpreti assoluti di musica elettronica che emulo. Ma ci sono produttori che mi hanno influenzato e che amo molto come persone, uno degli interpreti più importanti è Gabriel Le Mar da Francoforte. Mi piace esplicitamente ogni suono che crea, con tutto ciò che porta, c'è un enorme amore che esce dagli altoparlanti.

Poi, naturalmente, ci sono tutti gli artisti del suono, cioè le persone che hanno sviluppato e inventato la techno nella forma attuale, da Detroit, che all'inizio mi hanno ispirato molto: Derrick May, Alan Oldham, Kevin Saunderson, Juan Atkins etc...

Hai nuovi progetti in cantiere? Cosa presenterai al prossimo Swiss Electronic Music Festival e come pensi di continuare a contribuire alla scena musicale, magari esplorando nuove forme d'arte o collaborazioni inaspettate?

Al Swiss Electronic Music Festival mi esibirò dal vivo con Daniel Wihler aka Alphatronic. Il progetto è Alphageneric, che si compone del suo nome Alphatronic e il mio Bigeneric. Questo progetto iniziò nel 2000 a Philadelphia USA. Siamo stati tra 2 spettacoli quasi 2 settimane "bloccati"  in un appartamento così per la noia abbiamo iniziato a comporre musica con il laptop di Daniel. Fu allora che nacque la nostra primo track, Insinkarator. Ci conosciamo dal 1979, quando eravamo ancora punk rockers. Con Daniel posso immergermi musicalmente nelle esperienze più emozionanti. Non c`è un solo suono che lui fa che non mi piace. Ci capiamo senza troppe parole, ed è anche una persona molto piacevole con cui lavorare. Dopo tutti questi lunghi anni siamo diventati davvero buoni amici.

Marco, come vedi la scena techno e elettronica a Berna Zurigo nel 2025 rispetto agli anni '90, considerati da molti gli "anni d'oro" della musica elettronica? Quali sono le differenze principali in termini di sound, pubblico, luoghi e cultura? E come immagini il futuro della scena techno nella città nei prossimi anni?

All'inizio degli anni '90 tutti gli stili della musica elettronica erano mescolati. Dopo di che la scena ha cominciato a dividersi, qui trance, là techno e house etc... Era qualcosa di molto nuovo, c'era un senso di appartenenza e questo era anche il bel tempo dei grandi spazi chill-out dove tutte le persone che amavano gli stili diversi si trovavano unite. Soprattutto nei grandi rave era sempre qualcosa di molto bello, ho suonato moltissimo in questi locali chill-out. Quello che desidero davvero è che in futuro la musica rimanga ribelle, innovativa e che le persone smettano finalmente di consumare la sostanza super stupida della cocaina. Questa sostanza rende la musica estremamente noiosa e i consumatori insopportabili. Inoltre, il consumo di cocaina con ogni pezzetto di polvere è un atto di tolleranza per l'omicidio e la violenza disgustosa, nonché l'incredibile distruzione della natura. Si promuove così un terribile capitalismo. Allora mi auguro anche più attivismo attraverso la musica, io per esempio, con i miei suoni mi impegno per il lupo, questa meravigliosa creatura sta davvero male in Svizzera, tutto a causa di un idiota del Consiglio federale.